(Primo Levi, La chiave a stella, Einaudi, Torino, 2014, p.23)
Queste parole del montatore Tino Faussone mettono in risalto un aspetto particolare di questo personaggio di "La chiave a stella": la sua tendenza a riferirsi alle "sue" opere non come ad enti inanimati ed artificiali, bensì come ad esseri viventi. Egli le pensa associandole alle stesse categorie mentali con cui pensa persone ed animali. I modelli con cui le confronta non sono quelli a cui appartengono oggettivamente, ma quelli a cui lui stesso le fa appartenere.
Gli oggetti umanizzati di Alexandra Dillon.
Nessun commento:
Posta un commento